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Appena Legale. Uno Sguardo alla Pseudo Pornografia Infantile (PCP)

Mentre la cultura popolare sembra diventare sempre più pornografica, l’industria del porno ha dovuto rincarare la dose per mettere in risalto i suoi prodotti tra quelli offerti da TV, cartelloni pubblicitari e riviste.

Una delle “sfide” che la macchina del porno deve affrontare oggi è quella di mantenere alto l’interesse degli utenti verso i suoi prodotti. La soluzione è trovare delle modalità innovative che continuino a rispettare la legge, ma attirino nuovi consumatori e mantengano quelli fedeli. 

LA CORTE SUPREMA

Nel 2002, la Corte Suprema americana si è pronunciata a favore dell’industria del porno quando ha dichiarato incostituzionale il Child Porn Prevention Act del 1996, in quanto la sua definizione di pornografia infantile (“qualsiasi rappresentazione visiva di un individuo apparentemente minorenne coinvolto in un comportamento sessualmente esplicito”) è stata giudicata troppo ampia. 

La legge è stata ristretta esclusivamente alle immagini che ritraggono minori effettivi, e non apparenti, impegnati a produrre materiale pornografico, permettendo ai porno-produttori di manipolare le immagini attraverso la computerizzazione o di ricorrere ad attori che, nonostante la maggiore età, si prestino ad essere “infantilizzati” per sembrare più giovani.

Dopo questa decisione, il mondo del web ha visto l’esplosione di nuovi siti e di migliaia di video di “donne-bambine”. Milioni di utenti, oggi, hanno la possibilità di masturbarsi davanti a una pseudo pornografia infantile (pcp, pseudo-child pornography) in cui le ragazze fanno sesso con uomini mascherati da padri, insegnanti, datori di lavoro, allenatori e anonimi molestatori.

Quando l’utente fa clic su uno di questi siti, viene sorpreso dalle caratteristiche fisiche delle performer femminili. Le attrici sono piccole e dall’aspetto adolescenziale. Molte di loro sembrano già dimostrare meno di diciotto anni, ma per risultare bambine, i pornografi usano una serie di tecniche “ringiovanenti”, tra cui l’uso di giocattoli e accessori infantili, come animali di peluche, lecca-lecca, e un look ad hoc caratterizzato da treccine, calzini corti e uniformi scolastiche

Nel 2015, secondo PornHub, la categoria “teen” (adolescente) è stata quella più cliccata dagli italiani sui siti pornografici. Purtroppo, a ricercare tale categoria non sono solo gli adolescenti, ma anche tantissimi adulti.

Permettetemi di riportare alcuni dei nomi dei siti web che producono questi tipo di materiale: “Adolescenti innocenti”, “Ragazzine sexy”, “Amore innocente”, “Ragazzine affamate”, “La sua prima esperienza”, “Ragazzine amano uomini maturi”, “Mia figlia è vogliosa”, ecc. (mi tremano le mani mentre digito questi nomi).

IL PRIMO PASSO NEL MONDO DELLA PORNOGRAFIA INFANTILE

Coloro che navigano su questi siti sono bombardati da immagini e parole che legittimano, condonano e celebrano l’impulso sessuale verso i bambini. Che paradosso! Mentre la nostra società condanna il sesso tra adulti e bambini, il web “appena legale” insegna che a guardarlo e a lasciarsi stimolare non c’è nulla di male. Per questi uomini, il cui interesse primario sono i bambini, il PCP, poiché sicuro e legale, costituisce spesso il primo input per inoltrarsi nel mondo della pornografia infantile.

Sebbene questi siti “appena legali” siano in grado di arrecare appagamento per un certo periodo di tempo, l’effetto della desensibilizzazione potrebbe comunque portare l’utente ad annoiarsi e ad aver bisogno di una pornografia più estrema. Il prossimo passo potrebbe indurlo a ricercare materiale pedopornografico. 

CRIMINI E CRIMINALI

Ethel Quayle e Max Taylor, in uno studio condotto su uomini colpevoli di aver scaricato pornografia infantile, hanno riscontrato che, dopo un po’, persino la realtà rischia di diventare noiosa, portando gli uomini a ricercare immagini palesemente violente e che coinvolgono bambini sempre più piccoli.

Nel 2008 la sociologa Gail Dines intervistò sette uomini condannati per aver visto e scaricato pedopornografia (la pornografia che coinvolge soggetti in età minorile). Il suo rapporto però nonm descriveva questi uomini come dei pedofili. I sette detenuti, infatti, preferivano avere rapporti sessuali con altri adulti, ma annoiati dalla solita pornografia, erano stati spinti a cercare pornografia estrema fino ad approdare alla pedopornografia. 

Cinque di questi avevano anche fatto abuso di pornografia “appena legale” prima di arrivare a quella illegale. La verità è che non esistono ancora studi e ricerche su larga scala che colleghino la PCP alla pedopornografia e alla pedofilia, ma queste testimonianze (insieme a tante altre) fanno presagire che l’aumento di PCP porterà ad un incremento di abusi sui minori.

Julian Sher e Benedic Carey riportarono sul “New York Times” uno studio governativo del 2007 secondo cui l’85% degli uomini condannati per aver scaricato pedopornografia aveva commesso abusi sessuali sui minori, dal palpeggiamento allo stupro.

MOLESTIE SUI MINORI

Uno studio sui casi di molestie su minori, documentati dalla polizia di Los Angeles in un arco di tempo di dieci anni, ha dimostrato che nel 60% dei casi la pornografia (con soggetti adulti e/o bambini) è stata usata per abbassare le inibizioni del minore molestato e/o per eccitare il pedofilo. 

Una volta abbassate le loro difese, i bambini sono privati della loro preziosa innocenza e soggetti a brutalità che non mi sento di descrivere. Questi bambini proveranno dei terribili sensi di colpa, sentiranno vergogna e rabbia, specialmente quando cresceranno e avranno la piena consapevolezza di quello che è accaduto.

Tali emozioni sono ulteriormente aggravate dal fatto che l’incubo che hanno vissuto rimarrà noto a tutti per sempre, forse anche ai futuri amici, oppure ai loro futuri figli.

Tutto questo sta influenzando molti aspetti dell’infanzia e dell’adolescenza. Le immagini delle ragazze coinvolte nella pornografia PCP stanno “pornificando” la società. L’abbigliamento delle ragazzine di oggi imita quello sexy per adulti. 

Mardia Bishop, studiosa di comunicazione, sostiene: “La maggior parte dell’abbigliamento disponibile per le bambine delle scuole elementari nel centro commerciale locale è ispirato all’industria pornografica, che chiamo ‘la moda del porno’”. Indossare minigonne, jeans attillati o completamente stracciati, maglie trasparenti o scollatissime, tanga ecc., è diventata una norma che spinge le ragazzine a essere e mostrarsi “sexy” e disponibili.

Dopo questo breve sguardo e analisi mi domando: è possibile che una cosa del genere rimanga legale?

È possibile che per il vile guadagno, permettiamo certe cose, distruggendo la vita di centinaia di persone e bambini.

Per saperne di più: BEYOND FANTASY