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16 enne si suicida dopo aver chiesto ai suoi followers su Instagram

“E’ davvero importante. Aiutatemi a scegliere. D/L (death or life, vita o morte?)”. Una 16enne si è suicidata in Malesia dopo aver postato un sondaggio sul suo account Instagram in cui chiedeva ai suoi follower se dovesse morire o no, e dopo che il 69% degli intervistati le ha risposto di sì.

La polizia malese ha spiegato che la giovane (il cui nome ovviamente non è stato diffuso) si è tolta la vita dopo aver postato il sondaggio sul suo profilo. Il caso ha suscitato indignazione oltre che dolore e c’è chi si è spinto a proporre di considerare colpevoli di istigazione al suicidio coloro che hanno risposto affermativamente al sondaggio.

Il ministro della gioventù e dello sport della Malesia, Syed Saddiq Syed Abdul Rahman, ha spiegato come la tragedia evidenzi la necessità di discussioni a livello nazionale sulla salute mentale nel paese. «Sono sinceramente preoccupato per lo stato della salute mentale dei nostri giovani», ha detto. “È un problema nazionale che deve essere preso sul serio». A febbraio Instagram ha annunciato che lancerà dei «sensitivity screens” per bloccare i contenuti che incitano all’autolesionismo.

Il suicidio della giovane malese segue altri casi, tra cui quello della 14enne britannica Molly Russel, suicida nel 2017, dopo una serie di post su Instagram che secondo i genitori ne avrebbero determinato la morte.

Ho dovuto cercare la notizia su varie fonti perché non riuscivo a crederci. Una 16enne cerca affetto tra i suoi seguaci di Instagram chiedendo qualcosa di terribile. I suoi followers, molto probabilmente alcuni anche amici a parenti giocano con lei scegliendo la morte, senza chiedere il perché di questa domanda, senza chiedere come stava etc.. Un gioco che diventa troppo reale. Un gioco che ci lascia senza parole. Un gioco che ci schiaffeggia tutti.

Se la Malesia può sembrarci così lontano, voglio ricordare a tutti che il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani. Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza i tentativi di suicidio da parte dei teenager in due anni (dal 2015 al 2017) sono quasi raddoppiati: si è passati dal 3,3% al 5,9%, ovvero 6 su 100 di età tra i 14 e i 19 anni hanno provato a togliersi la vita.

Un dramma che riguarda soprattutto le ragazze (71%). Il 24% degli adolescenti ha invece pensato almeno una volta a un gesto estremo. Una fotografia che mette a nudo un crescente disagio giovanile: ragazzini già stanchi di vivere quando tutto è solo cominciato.

Il suicidio è spesso l’ultimo atto di un percorso di sofferenza in cui matura il disagio esistenziale. Il senso di vuoto prende possesso della loro vita.

Cosa si può fare? “Primo passo non avere paura di guardarli, di ascoltarli. I genitori non si fermino al rendimento scolastico del figlio ma provino a squarciare silenzi. E in caso vengano colti determinati segnali, rivolgersi subito a centri specializzati, c’è un’ampia rete di accoglienza sul territorio. La scuola, da parte sua, faccia più prevenzione su autolesionismo e suicidio in adolescenza. L’alleanza scuola-famiglia su questi temi è di vitale importanza”, ci suggerisce Maura Manca dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza.

A presto
Antonio Morra

Fonte: Il Corriere